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video_publication_date 2016-10-07
file .mp4 42 MB,
frame size width:720 px, height 420px
duration :00:11:25
Non corpi, non fisiologie, ma solo involucri, aggregati di involucri,
scorrere di involucri, pressioni e intensità ma comunque involucri,
oltre la carne, oltre il corpo,
la mente e l'anima, non resta che un amalgama di involucri, uno saldato alla
manifestazione dell'altro ma nessuno che abbia cominciato per primo.
Gli involucri si intensificano
e ancora altri involucri compaiono ma comunque già erano lì.
L'intensificazione, il riassorbimento, sono un segnale, una mutazione
priva di verso e non generativa. Il punto di arrivo, per chiamarlo in qualche
modo, è un involucro a loro preesistente.
L'intensità, il riassorbimento è il modo di percepirsi di ciò che già esiste.
Percepirsi, non percepirmi, è il mio modo d'essere come involucro,
attraverso il percepirsi chi sta scrivendo queste parole, sta per sempre solo
in queste stesse parole e cessa di disturbare il percepirsi degli involucri.
Le connessioni tra involucri sono involucri loro stesse.
L'energia è costituita da mandrie di involucri.
La mia manifestazione è utilizzata come manifestazione propria da altri
involucri semicoscienti in modalità percettive non troppo diverse dalla mia.
Lo spazio e il tempo esistono per testimoniare a me la scarsa percezione
caratteristica della percezione ordinaria.
La discontinuità è il mondo della percezione ordinaria, la continuità è il
mondo degli involucri privi di percezione.
L'intensità, il riassorbimento, la concentrazione, la meditazione di altri,
sono mezzi di trasporto per involucri che amano gli involucri, involucri
che vogliono tornare ad accorgersi di essere involucri.
E poi basta. Nient'altro appare.
La natura è una cosa che avviene per gli involucri che non possono percepire
d'essere involucri.
Perchè questo succeda, non lo posso dire nè sapere nè sentire, strano ma mi si
strozza in gola,lo dimentico e lo afferro e lo ridimentico.
La memoria è il destino di coloro che come me involucri più non si percepiscono.
Dico quel che oggi, poteva essere anche ieri, mi succede poichè la percezione
ordinaria può essere raggiunta da segnali rivelatori e sempre meno ordinari:
per strada molte persone hanno più teste
di cui alcune a me note e familiari, persone montate a matrioska arrancano
sotto il fardello del sole, alcuni loro strati sono felici, altri piccoli,
tormentati, in punto di morte. I suoni hanno corpo e spesso schiacciano
noi tutti con indecenti pressioni, l'aria è un gomitolo di alghe che digerisce
negli stomaci di noi tutti, la terra desolata del parcheggio è una piattaforma
di vegetazione in arrivo e partenza che esplode entusiasmi. Il mio involucro
era loro ma a loro non gliene fregava niente e a me niente è rimasto.
E tutto questo bla-bla si riassorbe e stramazza e ingerisce salutare intensità.
Da questo punto di percezione-vista qualsiasi tentativo di genesi sembra una
digestione andata di traverso.
Mi cibo perchè non sento nell'intimo la pressione degli altri involucri,
lo stesso fanno molti altri involucri NON COLPEVOLI.
Non è cattiveria ma è interessante vedermi
creare l'esigenza del cibo, per riempire la mia NON COLPEVOLE
incapacità percettiva.
La mia NON COLPEVOLE incapacità percettiva è il mio io, il mio involucro
non è mio poichè l'involucro non usa aver alcuna proprietà.
Passo ore a fare yoga, correre, disegnare, scrivere per rimettermi dal continuo
malessere provocato dalla mia NON COLPEVOLE incapacità percettiva, per attivare
a beneficio della mio limitato percepire, la manifestazione degli
involucri.